Una locazione turistica nel cuore di Itri, a metà strada tra Roma e Napoli, a due passi dalle spiagge del Tirreno. Grazioso appartamento (con ampio giardino ed ingresso indipendente) che può ospitare comodamente fino a quattro persone, con cucina accessoriata, bagno, camera da letto, ampio salone. Dotato di connessione wi-fi, riscaldamento e sistema di climatizzazione. Fornito di asciugacapelli, asciugamani e biancheria. Lo stile lineare e al tempo stesso ricercato degli ambienti; l’esposizione continua dell’appartamento ai raggi del sole, dalle prime luci dell’alba fino al tramonto; la presenza di quei generi di comfort che rendono piacevole il soggiorno; adatto ad ospitare coppie, famiglie, singoli o gruppi di amici.
Codice identificativo per le strutture ricettive Extra alberghiere e gli alloggi per uso turistico della Regione Lazio ID 4970
A partire dal 2024 il Comune di Itri ha aggiunto la Tassa di Soggiorno dal 1 Aprile al 15 Ottobre per un importo di 1€/giorno per ogni ospite, per le prime 7 notti. La tassa va versata in contanti direttamente in struttura
Gianluca +39 389 8176997
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Sconto 15%
60
50
Prezzo per 2 persone in camera doppia
Special
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Soggiorno
2
Camere
4
Posti letto
1
Bagni
Servizi
WiFi
Aria Condizionata
Pagamento con carta
Uso Cucina
No Dog
Per il viandante
Colazione all'alba in autonomia
Garage bike
Convenzione Credenziale sconto 15%
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Alle pendici dei Monti Aurunci, in località Itri, meta della seconda tappa del Cammino, la Casa delle Orchidee è una location tra mare e montagna. L’alloggio turistico offre ospitalità ai viandanti in solitaria o famiglie e piccoli gruppi. La formula appartamento consente un soggiorno in pieno relax con tante comodità. Vicina a supermercati, gastronomia, shopping, gelateria, ristoranti e pizzerie, pasticceria, farmacia e tanto altro. Può ospitare fino a 8 persone
Ilenia +39 3496798897
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Sconto 10%
65
55
Prezzo per 2 persone in camera doppia
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Soggiorno
4
Camere
7
Posti letto
4
Bagni
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WiFi
Pagamento con carta
Per il viandante
Colazione all'alba
Navetta (extra)
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Fossa Joanna è una località montana posta alle falde del Monte Petrella, il più alto degli Aurunci, nel comune di Spigno Saturnia. Una dolina prativa, ben nascosta nel bosco e circondata da faggete, del diametro di circa 100 m.. Un punto di passaggio solo per i pochi che percorrono il sentiero che da Spigno porta al monte Petrella. Molte leggende aleggiano intorno a questa conca naturale ricca di fascino e che suggerisce racconti di mistero. Una è quella della strega Joanna. Una fattucchiera dedita al culto del demonio, esperta di erbe officinali e preparatrice di pozioni curative ma anche venefiche. Particolare molto interessante: sul terreno della radura che ha preso il suo nome fiorisce il rumex acetosa, la cd. pianta del sangue che, per i curatosi medievali, era considerato particolarmente utile per curare e guarire anche la peste e il colera. Tra gli abitanti del luogo più anziani c’è ancora chi sostiene che la notte di San Giovanni, il 24 giugno, proprio al centro della pianura compaia dal nulla una vecchia che per molti personifica la strega Joanna. Un’altra leggenda, tramandata da secoli, narra che una donna del posto, avendo informato le milizie che nei pressi della piccola radura erano soliti aggirarsi dei briganti, fosse stata trovata orribilmente impalata appena qualche giorno dopo da quelli che si recarono per un sopralluogo sul posto. A proposito di sabba satanici, c’è chi racconta che non molti anni fa, il giorno dopo San Giovanni, furono rinvenuti i resti di un grande falò con le ceneri ancora calde. Alcuni proprietari di cavalli hanno dichiarato di aver trovato spesso al mattino le loro bestie ricoperte di abbondante sudore e con le criniere e le code intrecciate. E sette topi sono stati rinvenuti morti in una cantina non lontana legati tra loro con le rispettive code. Davvero incredibile come sortilegio ed è impossibile credere che sia avvenuto naturalmente. Nel ricordo di queste antiche leggende, dal 2018 a Spigno Saturnia Superiore si organizza una kermesse dedicata al cinema e alla letteratura fantastica denominata Janara Horror Festival. Nel corso della prima edizione, tenutasi nel 2018, sono stato gentilmente invitato dagli organizzatori come relatore, in quanto autore del libro Di Streghe e di Janare.
A cura di Salvatore M. Ruggiero ”Fantastica Ciociaria” Atlante di Preistoria Arte Leggende Miti Curiosità Miracoli Misteri Luoghi Strani e Fatti Incredibili.
La bellezza di camminare in montagna, lontano dal caos, staccando con la frenetica vita quotidiana, magari anche da solo o da sola, non può prescindere dalla tua sicurezza.
Anche se sei un esperto escursionista, stai per affrontare un percorso che prevede diverse ore di cammino su sentieri di montagna, dove spesso non avrai linea telefonica. I percorsi sono tutti segnati dal CAI ma le condizioni meteo (nebbia e poca visibilità) oppure una piccola distrazione, potrebbero portarti fuori percorso e non è sempre facile ritrovare la giusta via.
Ti consigliamo di affrontare questo cammino (specialmente dalla seconda tappa in poi) con un supporto GPS, dove poter leggere le tracce che ti forniremo (sempre più aggiornate), ricche di waypoint dove trovare acqua o strutture di accoglienza ma anche punti di interesse da non perdere.
Prima di affrontare il cammino ti consigliamo di contattare la nostra Associazione Maremoto per tenerci al corrente dei tuoi spostamenti. Ti possiamo essere di aiuto sia per consigli sul percorso e sia per qualsiasi altra necessità tu abbia bisogno.
Non hai il GPS? Te lo forniamo noi ...
“Ma no, uso il telefono!!!” e se poi il telefono si scarica? e se il telefono non ha linea e non vedi più la mappa? e se hai bisogno di contattarci ma non hai segnale telefonico?
Vuoi fare il Cammino in totale sicurezza? Ti possiamo fornire uno strumento GPS all’avanguardia che rispetto ai normali apparecchi ha in più la funziona speciale Garmin InReach con la quale puoi comunicare con noi anche senza segnale telefonico. Si, perchè utilizza una comunicazione satellitare che ti permette di inviare dei messaggi SMS anche se il tuo telefonino è scarico oppure non ha linea. Inoltre, il nostro speciale Garmin 66i, anche in assenza di linea telefonica, ti permetterà di inviare periodicamente la tua posizione su una mappa che potrà essere controllata a distanza da noi o da chiunque tu voglia, per verificare il tuo percorso e per sapere in ogni momento dove sei. Il sistema ha anche un tasto di SOS che allerterà un sistema internazionale di emergenza in caso di necessità estrema.
Il tuo telefono si scarica troppo presto?
Ti possiamo fornire uno speciale telefono con una super batteria da 8000 mAh che ti guiderà sulle tracce del Cammino per tutti e 4 i giorni. Ti verrà fornito con un programma di visualizzazione della mappa offline e della traccia del percorso, con un’assistente vocale che ti avvisa se ti allontani dalla traccia. Non sarai costretto a guardare sempre il telefono e ti potrai godere il cammino e il panorama grazie al controllo vocale.
Inoltre il telefono ti verrà fornito con l’applicazione Komoot nella versione Pro già istallata, con le tracce del Cammino e i Punti di Interesse da seguire e il sistema di rilevamento a distanza su una pagina dedicata (funzionante quando il segnale telefonico è attivo)
Il servizio è offerto dall’Associazione Sportiva Maremoto ed è riservato ai soci
L’Unagri, cooperativa agricola fondata nel 1950 per la valorizzazione dell’olivicoltura itrana e la garanzia di un reddito adeguato agli olivicoltori grazie alla creazione di un frantoio sociale, oggi si apre al mercato per offrire il sapore della cultura contadina e la bontà dei suoi prodotti. Con più di 300 associati, svolge accanto all’attività di estrazione dell’olio, quella della trasformazione e la commercializzazione dell’oliva da tavola di cultivar Itrana. Effettuare una visita all’Unagri significa immergersi in un percorso conoscitivo dove accanto alla degustazione dei prodotti sarà possibile vedere i processi di trasformazione, perché mangiare sano è possibile a partire dalla consapevolezza che “la qualità fa la differenza”. Avrete modo di assaporare il fiore all’occhiello dell’Unagri, la produzione di olive da tavola (Gaeta DOP e Bianca Itrana), lavorata secondo il metodo naturale detto “all’Itrana”, che prevede semplicemente l’aggiunta di acqua e sale senza ulteriori conservanti. L’Olio extravergine di oliva monovarietale 100% itrana, deriva in parte da olive conferite dai soci e in parte proveniente dai circa sei ettari di uliveti gestiti direttamente dalla Cooperativa. Un prodotto salubre, dal colore verde e gusto fruttato medio, dai toni erbacei più o meno intensi, con una equilibrata percezione dell’amaro e del piccante e un sentore caratteristico di pomodoro verde. La Coop UNAGRI arricchisce la sua offerta con Paté di Olive, sott’olii, Olii aromatizzati e creme dolci spalmabili a base di olio Evo per accontentare tutti i palati, anche quelli più esigenti!
Servizi per il viandante
Presso il nostro frantoio è possibile degustare il nostro olio e le nostre olive cultivar itrana
Ilenia+39 349 679 8897
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La nostra storia. Nel ricordo di Nonna Maria, in quella che era una azienda agricola di altri tempi, alle pendici del Parco dei Monti Aurunci e proprio all’inizio dell’antico sentiero che conduce al Santuario della Madonna della Civita, abbiamo ripreso le antiche tradizioni di famiglia. Ed è cosi che abbiamo deciso di dare nuova vita al vecchio pollaio, rimettere in sesto l’uliveto, coltivare il nostro orto e preparare in casa, come si faceva un tempo, la pasta all’uovo e tante altre specialità. Le galline felici. Alleviamo galline di razze diverse dalle livornesi alle galline che depongono uova colorate, celesti o color cioccolato, e altre specie quali quaglie e papere. Alleviamo tutti gli animali nel pieno rispetto del loro benessere, in un contesto che riconosce e sviluppa le loro caratteristiche etologiche: ampie aree di pascolo recintate per poter scorazzare liberamente, “centro benessere” all’aperto dover poter fare i bagni di sabbia, ricoveri notturni per riposare e stare al sicuro. Le nostre uova. Abbiamo uova diverse per colore, dimensione, sapore e caratteristiche nutrizionali, destinate ad assecondare gusti ed esigenze diverse. Ogni uovo poi è diverso l’uno dall’altro, perchè uniche le caratteristiche dell’animale che lo ha deposto. Il nostro allevamento nasce proprio dalla voglia di allevare specie diverse nel pieno rispetto della loro identità e della natura circostante, ottenendo in cambio uova dal sapore inconfondibile.
Servizi per il viandante
Su richiesta è possibile preparare un ristoro (pranzo o cena) e delle colazioni a base di prodotti locali (frittata con le uova delle galline felici) per la pausa pranzo del Cammino degli Aurunci
Lucia +39 345 035 3775 (solo whatsapp)
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Una felice pausa pranzo
Rated 5 out of 5
11 Maggio 2023
Mi sono fermato al casale lungo il ritorno dall’ultima tappa del cammino. Mi sono sentito a casa. Lucia e i suoi genitori sono stati splendidi e il pranzo ottimo. La mia cagnolina ha giocato felice con il loro cagnolone. Consiglio assolutamente una sosta!
Matteo
Il Casale di Nonna Maria ... sosta ristoro
Rated 5 out of 5
1 Aprile 2023
Ho fatto una sosta ristoro alla fine della terza tappa del Cammino, scendendo dai Monti Aurunci verso Itri, meta della tappa. Ho trovato un’accoglienza davvero straordinaria, mi hanno preparato una ottima cena addirittura con la pasta fatta con il grano antico aurunco
…” si racconta che molti anni addietro, un uomo di mezza età, abitante di Itri, aveva perso l’appetito e i familiari, preoccupati per la sua salute, avessero accettato il consiglio di mandarlo per qualche tempo a Campello, presso i parenti, che abitavano con i propri animali proprio presso la sorgente di Colle. Per i primi giorni questa persona rimase abbandonata a sé stessa: non mangiava e non aveva più stimolo alla vita, l’unica cosa che riusciva ad inghiottire erano delle piccole sorsate dell’acqua della sorgente. Con il passare dei giorni le bevute si facevano più frequenti e abbondanti, fino a che, piano piano, incomincio’ a ritornargli l’appetito e a rimettersi in salute: tutti attribuirono il merito all’acqua della sorgente di Colle “Cit. “Campello d’Itri – Immagini e sentieri di antiche civiltà” Antonio Masella e Albino Cece
La Sosta Bellavista, è proprio il posto ideale per una sosta in montagna …. Michele, il proprietario, ha realizzato questa struttura ristrutturando un’antica mandra, antichi ricoveri degli animali e dei pastori, realizzate in pietre a secco e in passato ricoperte di stramma, una graminacea tipica dei Monti Aurunci.
Pietra dopo pietra, da solo, in perfetta armonia con il paesaggio che lo circonda, in venti anni di lavoro, ha coronato il suo sogno e ancora adesso lo troverai al lavoro ad abbellire il suo piccolo paradiso, per ospitare escursionisti, bikers, viandanti e amici che vogliono trascorrere una giornata diversa a contatto con la natura e la montagna.
La struttura si trova lungo il percorso della terza tappa del Cammino, lungo il sentiero che parte dal rifugio di Acquaviva in direzione di Monte Ruazzo
Puoi fermarti per qualche ora, per consumare un pasto preparato da Michele a base di prodotti del suo orto e carni locali, oppure se preferisci puoi utilizzare unicamente il barbecue e i servizi della struttura.
Se decidi di fermarti per la notte e fare un’escursione in zona puoi anche utilizzare uno spazio al sicuro per montare la tua tenda oppure farti ospitare nella struttura per la notte.
La struttura mette a disposizione acqua, corrente e servizi igienici.
Michele +39 320 468 81 82
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Convenzione Credenziale
Sconto 10%
45
40 Tutto l'anno
Prezzo per 2 persone in camera doppia
Special
Pasquale CostaUna giornata da Michele
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Dopo un'escursione in montagna sul Monte Ruazzo ci siamo fermati da Michele al suo rifugio dove siamo stati accolti con molta ospitalità e abbiamo consumato un ottimo pranzo con i suoi prodotti genuini
Letizia MarsellaIl posto ideale per la sosta
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Sosta Bellavista, il "paradiso" creato da Michele è un rustico e accogliete luogo dove fermarsi dopo aver passeggiato e goduto delle meraviglie dei Monti Aurunci. La gentilezza e la disponibilità di Michele, il pranzo tipico e il suo caffè sanno rigenerare e dare nuova energia agli amanti della Natura
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La nostra accoglienza ...
Soggiorno
12
Posto Tenda
10
Bungalow
8
Letti
Servizi
Animali al seguito
Punto Ristoro
Area Barbecue
Parco giochi bamini
Area Picnic
Per il viandante
Colazione all'alba
Ricovero Bike
Navetta (extra)
Posto tenda
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Rated 5 out of 5
26 Novembre 2021
Se dopo aver camminato tanto poi trovi un posto bellissimo, incantevole,personale squisito e cordiale da visitare assolutamente e una esperienza unica.
Mauro
Rated 5 out of 5
26 Maggio 2021
Sosta Bellavista, il “paradiso” creato da Michele è un rustico e accogliete luogo dove fermarsi dopo aver passeggiato e goduto delle meraviglie dei Monti Aurunci. La gentilezza e la disponibilità di Michele, il pranzo tipico e il suo caffè sanno rigenerare e dare nuova energia agli amanti della Natura
Ubicate tra i comuni di Esperia e Pontecorvo, nella bassa Ciociaria, a metà strada tra Roma e Napoli, le cascate della Mola della Terra, sono la testimonianza ancora esistente di un’oasi di paradiso, in cui la mente ed il corpo possono rifugiarsi in una dimensione naturale e sensoriale, ormai perduta da tempo. Formate da un dislivello del corso del fiume Quesa (affluente del Liri) la cascata, compie, da un possente muraglione in pietra calcarea, un salto di circa 4 metri. A guardia della sua bellezza, un antico ponte in pietra a due arcate. La presenza di alcune residenze rurali romane e di un’antica strada, nelle immediate vicinanze, lascia supporre, che il luogo fosse conosciuto fin dall’antichità. Nel corso del Medioevo, sulle sue sponde, sorsero, numerosi mulini ad acqua. Originariamente, il dislivello naturale, non avendo nessuna struttura di contenimento, generava una caduta, molto più copiosa ed irregolare, con conseguente allagamento di una maggiore porzione di terreno sottostante. La cascata, come la vediamo oggi, è frutto invece, di un intervento dell’uomo, effettuato circa 3 secoli fa, dagli eredi della famiglia Ferdinandi, i quali per alimentare il loro mulino (ancora visibile) deviarono una piccola parte del corso del fiume, costruendo l’attuale muraglione. Quest’ultimo, infatti, aveva il compito di trattenere l’acqua attraverso la formazione di un bacino, per alimentare, attraverso un canale, gli ingranaggi delle macine, per poi rigettarsi nuovamente nel Quesa. Per gestire, la quantità e la potenza del flusso d’acqua in un flusso regolare e costante, vennero costruite a ridosso della cascata, una serie di chiuse che venivano aperte o chiuse all’occorrenza. L’afflusso di clientela, garantì per anni, la cura e il decoro dell’intera area, ma sul finire degli anni settanta, la trasformazione socio-economica del paese, portò alla chiusura del mulino, e man mano al suo totale abbandono. I successivi anni, videro a rischio la sua stessa esistenza, ad opera delle barbarie compiute dal Consorzio di Bonifica, e soltanto l’intervento dell’insegnante Amedeo Ferdinandi, proprietario del mulino, che si oppose con tutte le sue forze e con quelle della legge, alla demolizione di questo capolavoro, che nel progetto di bonifica, doveva diventare prosieguo dell’alveo cementificato che la precede. Negli anni successivi, la presenza di alcuni pastori sul territorio, garantì per un certo periodo, un accettabile stato di pulizia del posto, dando la possibilità a chiunque di poter visitare ancora la cascata. La scomparsa di questa categoria di persone, unita alla mancanza di una coscienza ecologica dei singoli cittadini e delle varie amministrazioni, ha segnato irrimediabilmente il tramonto e il declino dell’intera area. Cosi, per più di 20 anni il posto è rimasto nel più totale abbandono, invaso da rovi, arbusti, alberi caduti e quant’altro.. Avvilito, arrabbiato e amareggiato, da tanto squallore e disinteresse collettivo, e non trovando aiuto e collaborazione da parte di nessuno, ho deciso di fare io quello che da anni, nessuno aveva più fatto. Giorno dopo giorno, ho iniziato a ripulire, a tagliare, ad estirpare e a bonificare l’intera area da rovi, arbusti e da tanta immondizia. Cosi, ho trascorso li, tutta l’estate del 2021, ripulendo da cima a fondo questo territorio, con lo stesso amore, con il quale un genitore si dedica al proprio figlio. Ora il posto ha riacquistato, finalmente, quell’onore e quel decoro di pulizia, come lo ricordavo da bambino. Un grazie particolare, va alla persona di Yuna, senza il cui aiuto, non sarei mai riuscito a portare a termine, questa mia personale impresa. Giosuè
LA STORIA DEL REDENTORE SUL MONTE ALTINO A MARANOLA, ALLORA COMUNE AUTONOMO.
Con l’ Enciclica Praeclara del 1894, il Papa Leone XIII espresse un giudizio deludente sul sec. XIX che stava finendo in quanto pregno di sciagure e guerre, augurando nel contempo al mondo intero, un prosperoso e pacifico XX secolo.
Il suo consigliere Conte Acquaderni gli propose di suggellare il Secolo in chiusura con 19 monumenti al Redentore da collocare sulle vette italiane più belle e più panoramiche.
Qualche anno più tardi Ludovico Pecci, nipote del Papa XIII, chiese di modificare l’idea proponendo di guardare al futuro secolo invece che al passato.
In pratica volle aggiungere un altro monumento ai 19 previsti per collocarne uno a Monte Capreo di Carpineto Romano dove era nato il suo zio divenuto Papa.
Il Papa accettò l’idea quindi di posizionare venti monumenti del Redentore su altrettante vette panoramiche per omaggiare il XX secolo che stava per iniziare e, il primo di settembre 1896 , istituì un Comitato di tre persone con sede a Bologna per la scelta dei luoghi e per organizzare al meglio l’evento.
L’Arcivescovo di Gaeta Mons.Francesco Niola, sollecitato dal Parroco di Maranola Don Vincenzo Ruggiero, fu velocissimo a proporre il Monte Altino in considerazione della sua dominante posizione panoramica supportato anche dalle pubblicazioni del periodico settimanale di proprietà del Ruggiero “LA CAMPANIA” stampato in una sua Tipografia a Maranola, allora entità amministrativa autonoma.
Furono cosi’ individuate e scelte in via ufficiosa le venti vette italiane tra cui quella di Maranola che fu il risultato del coinvolgimento di ben 46 Diocesi di tre regioni confinanti (Campania, Molise e parte delle Puglie), quando negli ultimi giorni ancora rimasti per le decisioni finali la Diocesi di Napoli, facendo un dietrofront sulle sue originarie decisioni e creando problemi ai tre componenti del Comitato di Bologna, propose la soluzione del Monte Vesuvio in sostituzione del Monte Altino.
Furono necessarie il “carisma e le capacità diplomatiche” di Don Vincenzo Ruggiero , parroco di Maranola e uomo erudito, per bloccare il tentativo di “sgambetto” partenopeo .
Stabilite definitivamente le venti vette, furono estratte dalle stesse cime venti pietre a forma di mattone con precise iscrizioni riguardanti la Vetta e lo scopo voluto dalla Santa Sede da utilizzare per la chiusura della Porta Santa della Basilica Vaticana nell’anno 1900.
Il progetto relativo al Monte Altino fu redatto dall’ing. Giacinto Mastrojanni che propose di costruire un obelisco alto dieci metri per apporvi la Statua del Redentore di quattro metri comprensiva della croce. Questo progetto fu scelto per il suo costo inferiore rispetto ad altri.
Il 23/3/1900 fu firmato il contratto con la Ditta Rosa Zanazio sia per realizzazione della statua in ghisa sia per le opere di collocazione sulla spalla del Monte Altino a mt 1.252 che in futuro sarà chiamata Monte Redentore.
Fu concordato che la Statua fosse realizzata in quattro parti congiungibili tra loro sul luogo di collocazione e di peso non superiore a quattro quintali per elemento, ma le cose andarono diversamente. La Statua fu fusa alla Fonderia Tuse Mense di Parigi in un unico blocco e con un peso complessivo di ventuno quintali.
Questi imprevisti particolari a fusione ultimata, terrorizzarono non poco il Farmacista Saverio Riccardelli, direttore del “Comitato organizzatore locale” pensando alle difficoltà da superare sia per il trasporto sia per la collocazione, anche e soprattutto per il fatto che non c’era alcuna strada tra Maranola e la Vetta di Monte Altino.
La Statua arrivò a Formia nel mese di settembre del 1900 per ferrovia, Via Cassino e tramite la linea ferroviaria Sparanise-Formia-Gaeta considerato che la direttissima Roma-Napoli non era ancora stata realizzata.
Il prezioso monumento fu trasportato con un enorme carro messo a disposizione da un coltivatore del Comune di Elena a Gaeta, trainato da quattro buoi fino a Maranola. Qui fu conservata nella Chiesa dell’Annunziata per tutto il periodo invernale che fu impiegato per approntare una strada di dodici km per congiungere Maranola a Monte Altino.
Il giorno 4/6/1901 la Statua iniziò il cammino in salita poggiata su una slitta appositamente costruita e trainata sempre da buoi e da centinaia di persone che dopo quaranta giorni raggiunsero la vetta, anche se i giorni effettivi di trasporto furono quattordici.
Non fu facile neppure la collocazione sull’obelisco alto dieci metri posto su una cupola naturale a mt 1.252 dal livello del mare. Fu necessaria la costruzione di una enorme impalcatura lignea attorno all’obelisco gia’ eretto e fatta a più gradoni dal lato nord per facilitare l’innalzamento graduale della pesante statua.
Con le sole forze delle braccia di diverse centinaia di volontari di Maranola che aiutarono i dipendenti della Ditta Rosa-Zanazio e sotto la direzione personale di Don Vincenzo Ruggiero, fu compiuta questa opera “faraonica”.
Il 29 luglio 1901 fu apposto sulla Croce un parafulmine e, per annunciare il lieto evento, furono sparati a salve 33 colpi con un cannoncino prestato dal Comune di Esperia.
Dopo sei anni e tanti pellegrinaggi di devoti provenienti da ogni parte d’Italia, nella notte del 29/10/1907 un fulmine abbatté sia l’obelisco che la statua che rimase acefala. I vecchi di Maranola raccontano che la testa rotolò nel Canalone dove fu raccolta e portata nella Chiesa della SS Annunziata.
Intanto si stava approssimando l’evento tragico della prima guerra mondiale e solo dopo dodici anni, nel settembre del 1919, a guerra ultimata, il restauro voluto dal parroco Don Carlo Piccolini , subentrato a Don Vincenzo Ruggiero che era nel frattempo deceduto, arrivò a felice conclusione.
Il progetto di restauro realizzato produsse l’immagine e i luoghi che vediamo adesso, con una cupola in muratura in sostituzione dell’altissimo obelisco originario e fu progettato sempre dall’ing. Giacinto Mastrojanni e realizzato dai F.lli Mancinelli di Esperia, i cui discendenti realizzarono nel dopoguerra, in prossimità di Largo Paone, l’edificio più alto di Formia.
Queste sono state le “straordinarie fatiche dei Maranolesi” per il trasporto e la collocazione della Statua del Redentore che sorveglia dall’alto uno spazio geografico che va dal Circeo al Vesuvio di fronte alle isole di Capri , Ischia, Procida, Santo Stefano, Ventotene, Zannone, Ponza e Palmarola.
Dei venti monumenti previsti solo quattro non furono realizzati per sopraggiunte e impreviste difficoltà, forse anche inferiori rispetto a quelle riscontrate per il monumento del Monte Altino.
È il caso di poter affermare che “la volontà di Don Vincenzo Ruggiero e la tenacia dei Maranolesi ” hanno evitato che le opere incompiute fossero cinque invece che quattro.
Mi sono limitato ai punti essenziali della storia prendendo spunto da un articolo molto dettagliato di Gerardo De Meo pubblicato sulla Storia Illustrata di Formia e da una copia anastatica del periodico “La Campania” del 31 luglio 1901 regalatami dall’amico Gabriele D’Anella.
Questo foglio periodico settimanale religioso e politico, dal costo di 5 centesimi, fu stampato Sabato-Domenica 3-4 Agosto 1901 a Maranola reca il n. 31, anno VII .
Direttore del periodico l’Arciprete Vincenzo Ruggiero di Maranola.
Una delle tante straordinarie storie del nostro Territorio dei Monti Aurunci e del Golfo.
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